sabato 30 marzo 2013

Il nuovo orgoglio

"Con la sensazione di essere capitato male in quel mondo di grassi, lui magro e ingenuo", il protagonista infine trova la casa del fratello. Questi è un esponente del medio ceto borghese, ceto che storicamente in Francia si afferma con la Rivoluzione Francese, il cui inizio è datato nel 1789. L'800 sarà definito da molti il "secolo borghese" poichè la vecchia aristocrazia regnante in Europa cede il passo alla rampante borghesia, organo quanto mai vario ed esteso nella società del tempo, composto da piccoli medi e grandi imprenditori. Lo stesso regime politico che si instaura in Francia a metà secolo è per molti aspetti lo specchio della borghesia: il secondo Impero di Napoleone III vede una grossa espansione delle frontiere, una produzione delle risorse volta all'accumulo più che all'uso, una definitiva trasformazione negli equilibri dello stato.
L'ascesa della borghesia viene collegata alla Rivoluzione Industriale: la produzione dei beni diviene di molte volte più feconda lasciando beni in accumulo da smaltire e soprattutto da vendere; il vecchio sistema feudale vedeva una produzione delle risorse atta solamente al proprio sostentamento, ora è atta all'arricchimento dei produttori, o meglio, di chi detiene i mezzi di produzione. Così il benessere che nel passato era concesso solo ai nobili ora è consentito anche a molti altri, ovviamente solo per chi se lo può guadagnare: "Le idee di Lisa erano che tutti devono lavorare per vivere, che ciascuno è artefice della propria fortuna, che guai ad incoraggiare l'ozio e se ci sono dei disgraziati fannulloni tanto peggio per loro..."
Così il protagonista una volta entrato nella salumeria del fratello si sente spaesato in quel mondo dalla "grassa e sonnolenta atmosfera" dove "non c'era solo un chiodo nel pavimento, fino al soffitto che non trasudasse untume". La bottega, come ogni bottega che si rispetti, è completa di ogni tipo di aggeggio destinato al mestiere, il che denuncia una produzione industriale e non più manifatturiera di quegli utili oggetti: "parecchi arnesi, una pompa per risciacquare, una pressatrice, una macchina per tritare che con le loro ruote e le loro manopole suggerivano l'idea misteriosa e inquietante di una cucina infernale". A fianco a questi si presentano i meri oggetti d'arredo, anche loro probabilmente non più prodotti a mano, ma in serie: "la lucentezza della lampada d'ottone, il tenue giallo della carta da parati, la quercia chiara dei mobili". Ben più povera l'iniziale camera che dieci anni prima i fratelli condividevano: "due letti di ferro, un armadio una tavola e quattro sedie", presumibilmente anche questi prodotti in fabbrica.
Nascono molte imprese e "ditte commerciali" ma le vendite vanno regolate in modo rigoroso, per sfruttare appieno le possibilità senza che nessun commerciante commetta irregolarità, così nascono ruoli come quello dell'"ispettore al mercato", lavoro anche stimato, per il quale l'iniziale rifiuto del protagonista comporterà grande stupore. E solo quando alla fine, convinto dalla "tranquillità" e "beatitudine" in cui viveva la famiglia del fratello, "questo impiego aggiusterà tutto, anche tu sarai qualcuno, anzi ci farai onore", gli dice la cognata.
Si assiste alla nascita di una nuova coscienza civile, una coscienza del fare per vivere bene, fare per essere persone rispettabili, fare per guadagnare senza però compromettere il benessere, come si dice nel passo seguente: "Poi a loro non piaceva il lavoro convulso; volevano lavorare, sì, ma con comodo, senza dimagrire, insomma da brave persone che amano vivere bene"; sennò il troppo lavoro sfianca, come si dice, fors'anche con una punta d'invidia: "Ma è vivere il suo? Sempre colla febbre addosso, sempre in giro per il mondo, in mezzo a traffici infernali. Non è possibile che possa mangiare in pace la sera la sua cena; noi almeno sappiamo quel che mangiamo. [...] Il denaro serve per vivere, si sa che si cerca il proprio benessere, ma guadagnare per guadagnare, aver più fastidi che piaceri... allora preferisco restarmene con le mani in mano. [...] L'ho visto passare in carrozza, l'altro giorno, ed era tutto giallo, con un'aria sorniona. Un uomo che guadagna tutti quei soldi non dovrebbe avere una faccia di quel colore".
Accanto a questa visione però, c'è quella degli arrampicatori sociali, per i quali ben conta l'ambizione e l'immagine: "Ma lei aveva mire più ambiziose. Rue Pirouette offendeva il suo gusto di pulizia, il suo bisogno di aria, di luce, di salute. [...] La giovane donna sognava uno di quei negozi moderni, chiari, ricchi come saloni, coi vetri scintillanti che danno su una strada larga. E questo non per il desiderio un po' gretto di far la signora dietro il banco, ma perchè aveva la precisa coscienza dell'importanza del lusso nel commercio al giorno d'oggi". Certo Zola è sicuramente ironico a descrivere la smania di grandezza e rispetto di una grassa salumiera, che sorride "con quella sua bella aria tranquilla da vacca sacra", ma ella è l'icona negativa della nuova società borghese, che è pronta a mentire e ad abbandonare pure il proprio lato umano quando si tratta di affari: "Fu pronta ad ingannare i garzoni che arrivarono di lì a poco. Lo zio doveva essere morto nel suo letto se non si voleva disgustare il quartiere e perdere i clienti. Quenu istupiditò aiutò a trasportare il morto, meravigliato di non versare nemmeno una lacrima". Ed è soprattutto pronta a provare disprezzo e repulsione per le miserie altrui, dimenticando e rifiutando cosa sia la povertà: "La faccia di Lisa esprimeva chiaramente la meraviglia e il disgusto per ciò che aveva sentito. Il riso coi vermi e la carne guasta dovevano sembrarle sozzure incredibili e soprattutto disonorevoli per colui che le aveva mangiate"; o per chi non ha da mangiare: "<No> disse <io non ci credo. Poi non c'è nessuno che sia stato tre giorni senza mangiare. Quando si dice: - Quello crepa di fame - è un modo di dire. Si mangia sempre... più o meno... Bisogna essere dei miserabili, abbandonati da tutti, gente perduta...> Avrebbe detto senz'altro <pezzi da forca>, ma si trattenne guardando Florent. Tuttavia la smorfia di disprezzo delle sue labbra e lo sguardo freddo dichiaravano apertamente che secondo lei, solo i disgraziati potevano digiunare in quel modo disordinato. Un uomo capace di restare digiuno tre era per lei un essere pericoloso. I galantuomini non si mettono nelle condizioni di arrivare a questi estremi".
Però questo nuovo ceto sa anche presentarsi bene, d'altronde: "Lei così sana, tranquilla, com'era possibile potesse volere il male, mentre lui, magro, nero, con quell'aria sempre sospettosa, non poteva esser che lui il cattivo sempre intento a rimuginare pensieri orribili".

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